Prof.ssa Maria Grazia Modena
Specialista in Cardiologia
Direttore Responsabile del Dipartimento di Cardiologia, Dipartimento di Emergenza, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena
La menopausa non è una malattia ma una fase fisiologica della vita di una donna dovuta a cambiamenti nell’assetto ormonale, caratterizzata dalla perdita della capacità riproduttiva per cui l’organismo femminile non è più in grado di esercitare la funzione di mantenimento della specie. Studi epidemiologici riferiscono che il limite di 50 anni, come data soglia per la menopausa, non sembra avere subito nel tempo variazioni rilevanti dal Medioevo ai giorni nostri, ma negli ultimi venti anni si sono verificati notevoli cambiamenti socio-demografici che hanno profondamente modificato la struttura della popolazione occidentale e di quella italiana in particolare: la riduzione della natalità, la diminuzione della mortalità totale, l’aumento dell’attesa di vita alla nascita e nelle altre età, l’aumento nella proporzione di donne nella popolazione generale ed in particolare nell’età anziana. La conseguenza è un notevole aumento del numero complessivo di donne in post-menopausa soprattutto per l’allungamento della durata media della vita, ormai prossima ai settantasette anni di età per le donne in tutti i paesi industrializzati e in particolare agli ottantuno anni nel nostro paese. L’impatto socio-economico della menopausa è quantificabile nel dato che vede circa il 15-20% della popolazione femminile delle nazioni industrializzate oltre i 55 anni di età. Considerando che l’80% di tali persone arriverà ai 70 anni, se ne deduce che attualmente una donna trascorre in media un terzo della propria vita in post-menopausa.
La menopausa è un periodo che la donna può attraversare senza problemi, ma una buona percentuale di donne è affetta da sintomi fastidiosi che possono essere associati a modificazione del metabolismo lipidico (colesterolo) e all’insorgenza di nuovi fattori di rischio cardiovascolare, particolarmente aggressivi per il sistema cardiovascolare femminile che risulta impreparato alla malattia cardiaca grazie alla protezione dovuta agli ormoni nel periodo fertile. Modificazioni del profilo lipidico, obesità, ipertensione, intolleranza glucidica o diabete possono insorgere nella post-menopausa e rappresentano severi fattori di rischio cardiovascolare.
Per troppo tempo la malattia cardiovascolare è stata considerata appannaggio solo del sesso maschile e patologia che rendeva la donna vedova (“widow-maker disease”) e ciò ha portato negli anni ad un inappropriato approccio e trattamento di questa malattia nella donna. Molte evidenze epidemiologiche hanno sfatato questo mito: la malattia cardiovascolare, più che il tumore, rappresenta, negli Stati Uniti come in Europa, la più frequente causa di mortalità e morbilità anche nel sesso femminile, in particolare nelle donne in post-menopausa. Gli ultimi dati epidemiologici sulle malattie cardiovascolari in Italia risalgono al 2000 e sono stati raccolti dall’ISTAT e dall’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare ed emerge appunto che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel sesso femminile essendo responsabili del 41.3% di tutti i decessi, più di tutti i tipi di cancro messi assieme. In particolare in Italia le donne che ogni anno muoiono per malattie cardiovascolari sono circa 120.000 e, nonostante questa evidenza, si tende a considerare ancora tale condizione specifica del sesso maschile.
Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico; la malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la società.
Per molti anni lo studio della malattia coronarica e dei suoi fattori di rischio ha interessato prevalentemente gli uomini, data la maggiore frequenza della malattia in età media, la comparsa in età più giovane rispetto alla donna e l’elevata letalità. Fino alla menopausa, la frequenza della malattia ed i livelli dei fattori di rischio sono più bassi rispetto agli uomini; con l’avanzare dell’età, le differenze si riducono ed i valori risultano simili o diventano più elevati rispetto a quelli riscontrati negli uomini.
La maggiore vulnerabilità alla malattia cardiovascolare della donna in post-menopausa è principalmente dovuta alla brusca interruzione degli estrogeni, gli ormoni femminili; che gli estrogeni proteggano, lo dimostra il fatto che fino alla menopausa la donna ha rarissimamente l’infarto. Gli estrogeni infatti hanno sicuramente un effetto vasodilatatore, riducono il colesterolo, proteggono dal diabete ed hanno un effetto benefico sul metabolismo femminile.
La menopausa, che quindi si accompagna spesso ad incremento del colesterolo totale ed LDL e a riduzione del colesterolo HDL (quello buono), è frequentemente associata anche ad ipertensione arteriosa, il principale fattore di rischio per malattia cardiovascolare. L’ipertensione in post-menopausa è dovuta ad una serie di cause, fra cui possiamo annoverare l’aumento dell’indice di massa corporea, ossia del peso, tipico della fase post-menopausale; in particolare cambia la distribuzione del grasso corporeo che acquista una distribuzione di tipo androide (con incremento, rispetto alla vita fertile, del rapporto vita/fianchi) che notoriamente si associa ad una maggiore probabilità nello sviluppo di eventi cardiaci. Infine la perdita degli estrogeni si accompagna ad un maggior sviluppo di diabete mellito, fattore di rischio estremamente severo soprattutto nella donna, in quanto provoca un precoce danno dell’endotelio e precipita a livello vasale la formazione della placca aterosclerotica.
La malattia aterosclerotica, regina delle patologie nell’ultimo secolo, risulta, quindi, sorprendentemente rispettosa della donna durante la sua fase fertile; la menopausa ci consegna però frequentemente un soggetto debole, vulnerabile, potenzialmente a rischio elevato di eventi cardiaci futuri. La scoperta degli alfa e, recentemente, dei beta recettori per gli estrogeni, sulle coronarie femminili libere da aterosclerosi sia durante la pre-menopausa che in post-menopausa sono possibili chiavi di interpretazione della patofisiologia della malattia coronarica nella donna, che potrebbero avere importanti conseguenze terapeutiche.
Età e assenza di estrogeni sono, insieme, dunque, le principali cause di rischio per malattia cardiovascolare in post-menopausa. Nell’ambito di una corretta prevenzione è estremamente importante raccomandare alle donne, soprattutto in post-menopausa, un buon controllo dei principali fattori di rischio e un corretto stile di vita cioè smettere di fumare (anche le “piccole” fumatrici, da 1 a 4 sigarette al giorno, hanno un rischio più del doppio di sviluppare malattia coronarica rispetto alle donne che non fumano), fare un’attività fisica regolare, avere una dieta sana e il peso sotto controllo, non soltanto per ridurre un potenziale rischio cardiovascolare già esistente, ma anche perché uno stile di vita sano può impedire ai fattori di rischio più importanti di svilupparsi. E’ importante sapere che le malattie cardiovascolari possono essere evitate sia nelle donne che negli uomini. Ciò fa riflettere sull’importanza del rapporto tra i cittadini e la sanità al fine di intraprendere le più efficaci azioni di informazione ai fini della prevenzione e della cura.
Occorre a nostro parere una cauta, non allarmante, ma precisa e mirata sensibilizzazione della donna a questi problemi, considerando anche il fatto che, con la menopausa, la donna è esposta a nuovi ed importanti fattori di rischio. E’ per questi scopi che abbiamo creato a Modena il Centro “BenEssere Donna” dedicato alla prevenzione, diagnosi e terapia delle più frequenti patologie associate alla post-menopausa al fine di rendere la post-menopausa età di serenità piuttosto che era di cardiopatia ed inabilità, visto il fenomeno di femminizzazione mondiale cui stiamo assistendo.